Alberto Sordi è conosciuto per essere un attore decisamente comico. Eppure non sono mancati i momenti in cui ha fatto piangere.
L’Italia è il Paese dell’arte. La culla della cultura, con una storia artistico-letteraria unica. Il territorio italiano ha dato i natali ai più grandi poeti, scrittori, scultori e pittori. A partire dal ‘900 fra le arti va annoverato anche il cinema. Dal greco cinema significa movimento, ed infatti rappresenta una tipologia d’arte in continuo movimento. Il cinema ingloba la letteratura, la musica, la recitazione.
Sembrerebbe teatro dietro la macchina da presa, ma è molto di più. Ed ancora una volta l’Italia ha il primato di aver dato vita ad opere cinematografiche di grande spessore. I maestri del neorealismo hanno portato in scena storie di vita che vedono come protagonisti principali persone disagiate ed appartenenti alle classi sociali più basse. De Sica, Rossellini, Visconti, Pasolini, Rosi: il cinema italiano può vantare i più grandi registi a livello internazionale. Il grande cinema, però, è fatto anche dagli attori e fra questi Alberto Sordi è stata senz’altro uno dei più grandi.
Classe 1920, Sordi nasce a Roma, una città che gli resterà sempre nell’anima. La sua romanità, infatti, non ha mai rappresentato un limite ma un valore aggiunto. Inteprete in ben 160 pellicole, ha attraversato più di sessant’anni di storia del cinema. Allegro e sorridente sia nella vita quanto nei ruoli che ha interpretato. Sordi ha saputo far ridere intere generazioni, portando in scena personaggi comici. Tuttavia non sono mancati ruoli tragici, in cui sono ulteriormente emerse le sue doti attoriali.
Alberto Sordi: un genio fra il tragico e il comico
Un attore a cui l’Italia ha avuto il privilegio di dare i natali. Un interprete eccezionale conosciuto soprattutto in qualità di attore comico. Tuttavia analizzando meglio la sua filmografia, è possibile comprendere che il cinema di Sordi non è affatto un cinema che fa ridere ma riflettere su determinati atteggiamenti e comportamenti. Le vicende portate in scena sono molto spesso la rappresentazione della condizione italiana post-bellica.
I personaggi impersonati da Sordi sono l’emblema dell’italiano medio. Uomini piccoli, imbruttiti nelle loro azioni quotidiane, nella loro bassezza di pensiero. La commedia portata in scena nei film di Sordi non è altro che lo straniamento di una situazione drammatica. Le vicende partano da un contesto puramente drammatico che, attraverso la tecnica dello straniamento, riescono a strappare un sorriso al pubblico, ma si tratta di una risata amara, con un retrogusto critico della società contemporanea. Dunque è il sottostrato sociale contemporaneo a dare lo spunto per una vicenda comica, ma in realtà molto più drammatica.
Meneandro, commediografo ateniese, portava in scena personaggi ispirati alla realtà contemporanea. Le sue commedie, infatti, facevano sorridere e non ridere. Così anche registi italiani del secondo dopoguerra hanno dato vita a pellicole basate sulla deriva della società piccolo borghese. In Un Borghese piccolo piccolo, film del 1977 diretto da Mario Monicelli, Sordi da corpo e voce ad un uomo che pensa di ottenere, attraverso una raccomandazione, un buon posto di lavoro per suo figlio. Giovanni Vivaldi, tuttavia, dovrà fare i conti con la brutalità della vita, la quale gli porterà via il suo unico figlio, proprio nel giorno del famigerato concorso.
Detenuto in attesa di giudizio, pellicola del 1971, diretta da Nanni Loy è un vero capolavoro in cui Sordi ha modo di esprimere al meglio le sue doti attoriali. Nel personaggio di Giovanni De Noi, ingiustamente accusato di omicidio, emerge la maschera straniata portata in scena dal regista e dallo sceneggiatore. Sordi ha fatto sorridere l’Italia intera ma non era un attore comico. Sordi era un attore che dava corpo e anima a personaggi del suo tempo, umani, fragili, piccoli ed a volte grandi troppo grandi nel loro dolore. Un sorriso amaro in una società alla deriva, fatta a pezzi dall’orrore della guerra.